Franco Russoli

Franco Russoli

Mostra antologica della pittura italiana, Tunisi 1962

In una storia obbiettiva delle ricerche artistiche svolte in Italia nei primi anni di questo dopoguerra, non potrebbe mancare un capitoletto delicato alla Toscana, ai gruppi di pittori e scultori che a Firenze, a Livorno, a Pisa, a Viareggio, tentavano, con coraggio e animosa intelligenza, di stabilire un loro rapporto con il mondo culturale più nuovo, saltando quell’invalicabile siepe di convenzioni e di passive tradizioni che li chiudeva in un orticello periferico e campagnolo. Vennero, da quella zona, molti messaggi, sia pur confusi e talora ingenuamente presuntuosi, alla “avanguardia” delle grandi metropoli, che poi accolsero e conglobarono, esuli definitivi e inurbati, alcuni di quei giovani. Ma al­tri restarono in sede, e continuarono accaniti la loro opera nell’ambiente a loro sordo, e qualcosa ottennero, e fecero altrettanti proseliti e neofiti appassionati.

Ricordavo queste vicende, alquanto patetiche, andando a vedere le opere degli artisti livornesi che si presentano in questa mostra. E mi dicevo che proprio questa ansia benefica di stabilire contatti o di seguire, “linguaggi” cosmopoliti, forse, era all’origine di un certo pericolo che si nota nelle loro opere: quello cioè di una cultura aggiunta, sovrammessa, che non esce direttamente dal terreno e dalle ispirazioni di una esperienza locale, regionale, di sangue direi e che darebbe a questi lavori l’autenticità moderna di uno stile sorto da una profonda adesione alla loro situazione umana. Ma è questo lo scotto che i pionieri, gli “europeisti” sovvertitori, devono spesso pagare. Eppure in questi dipinti e sculture, al di la di un riferimento esterno e formale internazionale, si coglie fortunatamente un’asprezza timida, una lucida e inquieta brutalità che sono ben “locali”, toscane. Ed è una ingenuità, un impaccio che sono testimonianza a favore nei loro riguardi: un senso di sincerità che potrà dare ottimi frutti, una volta che sia superata la soggezione al complesso dell’ essere à “la page”.

Si veda appunto come si faccia acre a diretta la figurazione pittorica di un movimento organico di materie primordiali che cercano forma, nella pittura di Chevrier: un crepitare di lapilli nello spazio, una colata lavica, quasi. …

Franco Russoli

da Mostra antologica della pittura italiana, Tunisi 1962