Ferdinando Chevrier alla Mostra “Kandinsky e l’astrattismo in Italia 1930-1950″

“Kandinsky e l’astrattismo in Italia 1930-1950″ a Milano, 9 Marzo 2007


La partecipazione di parte del Comitato Scientifico degli ‘Archivi Legali Ferdinando Chevrier’ alla Vernice Stampa di questa grande mostra si giustifica con la presenza anche di un’opera di Ferdinando Chevrier del 1949 nella penultima sala del Palazzo Reale dedicata agli anni dal 1945 ai primi anni ’50 (Il Movimento Arte Concreta e l’Astrattismo a Milano).




L’emozione per questa partecipazione è subito cominciata con il saluto del curatore Luciano Caramel, che ha scelto sia le oltre 40 opere di Kandinsky che tutte le altre dei più grandi astrattisti italiani della prima metà del ‘900 che Kandinsky avevano visto e dal quale avevano appreso.

Vittorio Sgarbi poi, in qualità di Assessore alla Cultura del Comune di Milano, ha presentato questo importante evento legandolo alle altre situazioni espositive della città al momento, ma anche a quelle che lo hanno preceduto sia in ordine di tempo, che concettualmente.

Scrive perciò Sgarbi, così come ha sottolineato in Conferenza Stampa, nella Prefazione del Catalogo della Mostra, edito da Mazzotta, che “Sessanta anni dopo la prima grande mostra in Europa di arte astratta (“Arte astratta e concreta”, 11 gennaio 1947, Palazzo Reale, Milano), il Comune di Milano ha voluto ricostruire la grande stagione dell’astrattismo italiano degli anni trenta-cinquanta e i suoi forti legami con Wassily Kandinsky, attraverso uno straordinario nucleo di opere dell’artista russo, molte delle quali oli su tela.

In mostra saranno ritrovate opere fondamentali, sia di Kandinsky sia degli astrattisti italiani, grazie al grande lavoro di ricerca operato dal curatore Luciano Caramel. In particolare saranno presentate alcune opere esposte alla mostra di Kandinsky del 1934 presso la Galleria del Milione di Milano e alla retrospettiva alla Biennale di Venezia del 1950.

Inoltre in mostra il visitatore troverà significativi confronti come quello tra l’opera Trenta del 1948 di Soldati e l’opera omonima del 1937 di Kandinsky.”



E più avanti, sempre in questo passo e sempre riferendosi all’allestimento della mostra odierna Sgarbi ancora dice “..Ampia attenzione viene data quindi ai protagonisti italiani dell’astrattismo più noti al grande pubblico come Veronesi, Reggiani, Rho, Radice, Fontana, Licini, Magnelli, Dorfles, Munari, Prampolini, Sartoris e molti altri, ma anche ai meno celebrati, finora, con iniziative adeguate come Chevrier, Bombelli, Tiravanti e Mazzon”.

Citazione questa, che rafforza e stimola il lavoro che gli “Archivi Legali Ferdinando Chevrier” stanno portando avanti in questi mesi. E naturalmente la partecipazione a questa Vernice e l’ascolto delle parole dei curatori e promotori, tra cui anche Mazzotta, che tanto si è adoperato per questo evento, non possono che dare maggior impeto a questi sforzi.

E’ Luciano Caramel che ha scelto le opere, quelle importanti e geniali di Kandinsky e le altrettanto grandi degli astrattisti italiani da Soldati, a Veronesi, a Radice, Reggiani, Fontana e Licini che il maestro russo avevano visto alla Galleria del Milione nel 1934 e alla mostra dell’Astrattismo europeo del 1947 proprio qui a Palazzo Reale a Milano. E Luciano Caramel, grande conoscitore ed esperto dell’arte astratta del ‘900 ha voluto anche un’opera di Ferdinando Chevrier, “Capocoda Verticale” del 1949,oggi in collezione privata, inserendola nella penultima sala insieme a opere emblematiche di Nigro, Crippa, Dova.

È in questa sala che ci siamo maggiormente soffermati, anche ascoltando le parole di Caramel che ha subito riconosciuto Maurizio, figlio di Chevrier,proprio per la grande somiglianza col padre, dimostrando così familiarità e affetto verso non solo l’opera, ma anche la persona del maestro livornese.

Ci siamo intrattenuti con lui ricordando insieme il lavoro di Chevrier e commentando la scelta di “Capocoda Verticale” emblematica nel percorso dello stesso Chevrier e sicuramente particolare anche nel percorso di lettura di questa mostra. Percorso che, con l’emozione di chi si rende conto di vivere un momento speciale per l’arte tutta e in special modo per veder riuniti così tanti e tali capolavori, abbiamo fatto con calma, ma anche un po’ storditi, quasi inebriati da un allestimento pulito, rigoroso e quanto mai rispettoso delle opere stesse.

Inutile dire che la sensazione che abbiamo riportato indietro con noi, non è solo quella individuale di aver vissuto un momento importante, ma di sentire Ferdinando Chevrier attore al pari degli altri astrattisti di un periodo artistico tanto fervido e speciale per il Novecento e non solo, e perciò di dover portare avanti con sempre maggior impeto il lavoro di conoscenza della figura di Chevrier, che come gli altri artisti lì presenti possono e devono dire ancora molto alle generazioni future.